Prefazione
Esiste un profondo legame tra i sensi, il sistema nervoso centrale, e la nostra costituzione energetica chiamata anche metafisica. Per capire meglio questo partiamo dal nostro corpo fisico con una breve introduzione e descrizione del nostro sistema nervoso, centro di decodificazione dei nostri sensi fisici.
Iniziamo una breve descrizione fisiologica.
Sistema nervoso centrale
il sistema nervoso centrale è costituito dall’encefalo, dal midollo spinale, da 12 paia di nervi cranici e da 31 paia di nervi spinali. Esso raccoglie, elabora, memorizza gli stimoli esterni e interni, e reagisce ad essi con impulsi nervosi. I componenti sono:
Encefalo: formato da 10 miliardi di cellule nervose viene diviso in varie parti, le immagini sono tratte dall’atlante di anatomia edizioni Giunti.
cervello: maggior parte dell’encefalo elabora e riceve gli stimoli.
Figura 1
cervelletto: controlla direttamente i movimenti muscolari di precisione.
Figura 2
sistema libico: coinvolto nella memorizzazione ed elaborazione delle emozioni.
Figura 3
ipotalamo : controlla ipofisi.
Figura 4
tronco cerebrale: fa parte anche il talamo smista i messaggi in arrivo e in partenza dalle altre zone encefaliche, si prolunga nel midollo spinale controlla la pressione sanguina, ritmo respiratorio.
Figura 5
midollo spinale: costituito da vari tipi di neuroni provenienti dall’encefalo. svolge la funzione di trasmissione di dati nervosi.
Figura 6
Figura 7
NERVI SPINALI: Fasci di fibre nervose che hanno origine dal midollo spinale e fuoriescono dalla colonna vertebrale
SISTEMA NERVOSO PERIFERICO
figura 8
nervi cranici: dalla faccia inferiore dell’encefalo si dipartono 12 nervi cranici che hanno la funzione di inviare e ricevere informazioni relative alla testa, al collo e alla maggior parte degli organi interni.
Figura9
NERVI CRANICI: Tre efferenti cioè portano all’encefalo informazioni provenienti da organi di senso:
- Il nervo olfattivo (I)
- Il nervo ottico (II)
- Il nervo acustico (III)
due sono motori:
- nervo accessorio (XI) porta istruzioni al muscolo del collo.
- il nervo ipoglosso (XII) che muove lingua e piccoli muscoli del collo per la fonazione.
nervi formati da fibre motorie e sensorie:
- trigemino (V) innerva muscoli masticazione e faccia.
- il facciale (VII) muscoli mimici, trasmette le sensazioni provenienti dalle papille gustative 2/3 della lingua.
- il glossofaringeo (XI) trasmette le informazioni tattili e gustative della parte posteriore della lingua e della faringe e regola la deglutizione.
- il vago (X) collegato ai muscoli del torace e dell’addome.
- i nervi trocleare (IV) abdulescente (VI) e oculomotore (III) innervano la muscolatura esterna dei globi oculari.
Figura 10
Figura 11
La corteccia visiva
La vista ha avuto un ruolo essenziale nella nostra evoluzione: il numero di cellule sensitive coinvolte, perciò è superiore a quello di qualsiasi altro senso.
L’immagine trasmessa dall’occhio viene trasmessa da ciascun nervo ottico fino al cervello, dove si trasforma in immagine, in movimento, multicolore, riconoscibili e rievocabili alla memoria.
Nella corteccia visiva si creano anche i colori: i colori sono una sensazione prodotta dal cervello da diverse combinazioni di impulsi di luce di diverse lunghezze d’onda. Il cervello codifica questi impulsi che vengono tradotti in colore.
Nella corteccia visiva si verifica anche uno dei processi fisiologici più straordinari; la trasformazione di migliaia di impulsi nervosi .
Il cervello questa meravigliosa macchina ci permette di vedere le immagine come sono realmente malgrado le deformazioni dovute alla prospettiva, e alla distanza.
Il movimento degli occhi continuo è indispensabile per avere una percezione attendibile per produrre l’immagine.
La vista non è solo una sommatoria di informazioni raccolte dagli occhi, ma richiede un patrimonio di informazioni precedentemente acquisito anche attraverso altre sensazioni.
(Questo sempre perché il numero di cellule sensitive coinvolte è maggiore rispetto a ogni altro senso).
Il senso della vista essendo il frutto di una sommatoria di tutte le informazioni acquisite precedentemente può produrre fenomeni fisiologici particolari esempio le “illusioni ottiche”, non sono altro che informazioni percepite dell’immagine integrate ambiguamente dal cervello e gli oggetti vengono distorti, sdoppiati, resi tridimensionali.
L’occhio e la vista
Come Naturopata-Iridologa sono molto affascinata dall’occhio ed i suoi misteri.
L’apparato visivo è costituito dai bulbi oculari collegati direttamente all’encefalo direttamente dai nervi ottici. Ciascun bulbo oculare è formato da tre spazi pieni di liquido:
Figura 13
- tonaca fibrosa esterna, divisa in parte anteriore esterna (cornea) e posteriore (sclera) dove si inseriscono tendini e muscoli.
- tonaca vascolare una membrana intermedia distinta in due parti posteriore ricca di vasi sanguigni, e intermedia all’interno della quale si attacca il muscolo ciliare che muove indirettamente il cristallino, e una anteriore (iride) perforata dal foro pupillare o pupille, con colore anteriore variabile a seconda del grado di pigmentazione, e posteriore di aspetto nero e vellutato. Questa parte è anche riccamente vascolarizzata e innervata dalle fibre parasimpatiche del muscolo sfintere della pupilla e del muscolo dilatatore della pupilla.
- la tonica nervosa o retina, la membrana più interna costituita da due foglietti, suddivisa in due parti posteriore (ottica), sede dei fotorecettori, e anteriore che ne è priva.
- il cristallino elemento che funge da lente connesso al corpo ciliare all’interno dell’iride.
- camera anteriore compresa fra la cornea e l’iride.
- camera posteriore compresa fra l’iride e il cristallino.
- camera vitreale dietro il cristallino.
Gli occhi sono mossi da un proprio apparato motore un insieme di muscoli gestiti da specifiche zone encefaliche. Ciascun occhio funziona come una macchina fotografica, il cristallino e la cornea funzionano come una lente che proietta le immagini che passano attraverso l’iride sulla superficie fotosensibile della retina.
l’iride come il diaframma fotografico, regola la quantità di luce entrata che va a colpire la retina, e contribuisce insieme al cristallino a rendere nitida l’immagine messa a fuoco sulla retina.
Nella retina, la luce colpisce speciali recettori che trasformano le immagini luminose in stimoli nervosi.
Questi raggiungono la corteccia cerebrale percorrendo le fibre dei nervi ottici lunghi 50 mm, i nervi ottici sono suddivisi in porzioni: intratubolare, orbitaria, canalicolare e intracranica. La porzione orbitale, canalicolare, e intracranica sono avvolte dalle meningi; quella intracranica è avvolta solo dall’aracnoidea e dalla pia madre.
Fosfeni
Molto discussi sono stati i fosfeni, anche perché queste tecniche se non fatte bene possono nuocere alla salute, quindi c’è molta divisione di pareri tra chi è a favore del fosfenismo e chi è contrario perché lo ritiene dannoso.
Cosa sono i fosfeni?
I fosfeni sono Immagini spurie prodotte dalla scarica casuale e spontanea dei neuroni della corteccia visiva e dai fotorecettori della retina. Un facile modo per vedere meglio i fosfeni è stimolare i fotorecettori visivi meccanicamente, con un aumento della pressione sugli occhi come accade quando si tossisce o quando ci si sfrega le palpebre.
Nell’ottica dopo molti studi ed esperimenti è stato scoperto che il ritmo e la ripetizione meccanica agisce sulla coscienza. Questo sistema viene chiamato in fisiologia cerebrale sincronizzazione. Questo metodo agisce a livello nervoso eccitando le cellule nervose e migliorando il funzionamento cerebrale.
L’impulso nervoso ricevuto rimane per alcuni secondi in un emisfero dopo abbiamo un passaggio all’altro emisfero.
Il fosfeno è una eccitazione luminosa, questa eccitazione se resa ritmica e continua è più influente a livello cerebrale ecco perché gli esercizi sui fosfeni devono avere un ritmo e un tempo preciso.
figura 15 testo di Lefebure
La durata e la qualità del fosfeno dipendono:
- dall’intensità del colore
- dell’intensità della luce
- dall’esercizio continuo
- dal ritmo
- dalla respirazione (perché carica di prana e forza neurica il sistema nervoso)
- dalla resistenza del soggetto a tale luce (forza neurica personale)
- dal temperamento personale.
Quando l’eccitazione raggiunta arriva a un tempo limite o massimo s’interrompe progressivamente e il fosfeno piano, piano si dissolve. In questo caso dobbiamo rieccitare tutto il sistema ripetendo l’esercizio di visualizzazione del fosfeno, ecco perché il ritmo e tempo hanno una azione benefica perché l’eccitazione senza all’allenamento non può essere duratura.
L’immagine di una fonte luminosa, o un oggetto sulla retina è rovesciata perchè il cristallino è una lente.
Figura 16 Lefebure.
La respirazione agisce a livello nervoso nutrendo diciamo così l’impulso nervoso di prana e migliorando il mantenimento del fosfeno.
All’inizio è meglio partire con un ritmo di base di 15 secondi, la fonte luminosa è migliore di un oggetto perché eccita meglio, per iniziare una lampadina da 60 watt a una distanza di 20 centimetri fino a un massimo di 3 metri.
Le condizioni di base per fare si che l’esercizio funzioni sono:
- rilassamento
- volontà
- calma emotiva
- ottima respirazione
- alimentazione equilibrata
- una fonte luminosa colorata
Il fenomeno del fosfeno è un processo bio-elettro-chimico, come abbiamo spiegato prima nel paragrafo della descrizione fisiologica della vista.
Figura 17 Giunti editore
Figura 18 Giunti editore
Figura 19 Giunti editore
Fisiologia e chimica dell’occhio umano
Ciascuna parte dell’occhio ha una sua caratteristica fisiologica.
Nello svolgere la sua funzione, l’occhio come abbiamo scritto prima si comporta come la camera di una macchina fotografica, originando la formazione dell’immagine posteriormente, a livello della retina, eccitando la sensibilità delle cellule presenti che, attraverso il nervo ottico, raggiungono i centri gnistici e mnemonici a livello corticale: mediante associazione diretta si giunge a dare un nome a quanto si vede.
Prendendo in esame un bastoncello e la sua peculiare struttura, cerchiamo di spiegare il funzionamento fisiologico dell’occhio. In una situazione di oscurità (al buio) troviamo la rodopsina (pigmento visivo del bastoncello) collegata ad una proteina, la trasducina, collegata a sua volta ad un enzima; all’interno della cellula i canali per il Na sono aperti grazie alla presenza del GMP c, e il potenziale di membrana si aggira intorno ai -50mv, determinando a livello del terminale sinapsico, data la presenza di un potenziale elettrotonico, il rilascio del neurotrasmettitore.
Quando però la rodopsina si collega con un fotone (alla luce), si generano dei fenomeni a cascata: si attiva la trasdudina che attiva l’enzima, che scinde il GMP, la cui diminuzione massimale chiude i canali del Na. Con la chiusura dei canali del Na e con l’iperpolarizzazione della cellula cessa anche il rilascio del neurotrasmettitore. Nell’occhio, l’iperpolarizzazione della cellula corrisponde alla creazione di potenziale d’azione che viene propagato nelle cellule accessorie bipolari e gangliari i cui assoni costituiscono il nervo ottico.
Tratto dal libro di Lefebure
Esercizio del fosfeno
RILASSAMENTO
Prima di iniziare l’esercizio del fosfeno è basilare che il soggetto sia rilassato, per poter aiutare potrebbe essere importante fare dei semplici esercizi di ginnastica dolce, per sciogliere tutte le contratture e le tensioni.
VOLONTA’
Lo sviluppo della volontà come in tutti gli esercizi è alla base di una ottima riuscita.
CALMA EMOTIVA
La calma è anche essa importate, la fretta nella riuscita dell’esercizio è negativa. Inoltre il soggetto deve essere libero da pensieri e tensioni emotive.
RESPIRAZIONE
La respirazione aiuta il prolungamento dell’esercizio perché carica l’organismo di forza neurica o forza elettromagnetica che permette il mantenimento più duraturo del fosfeno.
ALIMENTAZIONE
Anche l’alimentazione ha un ruolo importante ad esempio alimenti che migliorano il funzionamento della nostra pompa sodio-potassio come abbiamo visto prima la vista è un fenomeno elettro-bio-chimico, quindi in base al proprio temperamento di nascita possiamo migliorare anche la nostra conidi zone biochimica. Esempio alimenti che contengono i giusti Sali minerali e vitamine: mirtillo, carote, noci, mandorle, arance, mele, merluzzo, fragole, lattuga.
il fosfeno: una fonte luminosa colorata
Il fosfeno colorato può aiutare meglio la visualizzazione.
Quindi utilizzare fonti luminose colorate, o quadranti colorati per la visualizzazione può aiutare l’esercizio dei fosfeni.
Figura 21 tratto dal libro di Lefebure
Ci sono coni differenti per differenti colori, l’occhio stimolato da miscele di luci monocromatiche rossa, verde, blu, in differenti proporzioni. Dopo tante teorie è stato provato che la sensibilità spettrale dei tre differenti coni dell’occhio umano corrisponde alle curve di assorbimento dei tre tipi di pigmento che si trovano nei rispettivi coni.
Figura 22 tratto dal libro di Lefebure
Figura 23 tratto dal libro di lefebure
Facciamo un esempio
La luce monocromatica di colore arancio della lunghezza d’onda di 580 millimicron, stimola i coni per il rosso al 99%, stimola coni verdi al 42% non si stimola i coni blu. I rapporti dei tre differenti tipi di coni sono 99:42:0, il sistema nervoso interpreta questo quadro di rapporti come sensazione di colore arancione. Una luce monocromatica blu della lunghezza d’onda di 450 millimicrom stimola i coni rossi a gradi 0, coni verdi a gradi 0 e coni blu a gradi 97. Questo quadro di rapporti 0:0:97 viene interpretato dal sistema nervoso come sensazione di blu. I rapporti 83:83:0 sono interpretati come giallo i rapporti 31:67:36 come verde.
Se l’occhio viene esposto a una verde o rossa l’occhio percepisce una sensazione di giallo, perché vengono stimolati i coni del rosso e verde anche in assenza della lunghezza d’onda del giallo.
Questo ci può far capire il fenomeno dei colori complementari quando facciamo l’esercizio dei fosfeni.
Una stimolazione contemporanea di tutti e tre i coni rosso, blu, e verde, provoca la sensazione del colore bianco; infatti non esiste una lunghezza d’onda di luce che corrisponde al bianco, perché è una combinazione di tutte le lunghezze d’onda dello spettro.
Le fonti luminose, o le forme degli oggetti dipendono dalla funzione dell’are primaria della corteccia visiva, situata nella scissura calcarina situata bilateralmente nella faccia mediale di ciascuno dei lobi occipitali.
Se fissiamo lo sguardo su una parete bianca solo pochi neuroni dell’area primaria della corteccia visiva vengono eccitati, anche con intensa illuminazione della parete. Ecco perché nella meditazione con i fosfeni gioca un ruolo importate la corteccia visiva.
Se alla parete mettiamo una figura geometrica esempio un cerchio con il punto o una croce, la corteccia viene eccitata e le aree di eccitazione ripetono i margini netti della figura osservata, il negativo chiamato così, o complementare.
Il segnale registrato nell’area visiva primaria riguarda principalmente i contrasti della scena visiva, piuttosto che le zone di illuminazione uniforme. Ogni punto rappresenta una variazione da scuro a chiaro o viceversa. L’intensità dell’eccitazione dipende dal gradiente del contrasto, ossia quanto più netto è il fronte di contrasto e quanto maggiore la differenza di intensità tra zone illuminate e zone scure, tanto più elevato risulta il grado di eccitazione.
Ecco perché nell’esercizio di visualizzazione del cerchio è basilare la massima attenzione visiva. Il quadro dei contrasti viene impresso sui neuroni della corteccia visiva e l’orientamento spaziale del disegno è uguale a quello dell’immagine retinica.
La corteccia visiva non solo rileva l’esistenza di linee e di margini, ma anche l’orientamento, cioè se una linea è verticale od orizzontale o un certo grado di inclinazione. Nell’esercizio della visualizzazione del cerchio con il punto infatti nella parete bianca si deve ricreare nitida la figura complementare di colore, dopo un attento esercizio di attenzione e visualizzazione.
In ogni piccola area della corteccia visiva i neuroni sono ordinati in colonne, ciascuna delle quali contiene 100.000 neuroni con un diametro di circa un millimetro e si estende dalla superficie della corteccia in profondità per tutto lo spessore dei sei strati. I segnali che arrivano alla corteccia dal corpo genicolato laterale terminano al 4° strato.
I neuroni situati nelle parti più profonde del 4° strato rispondono quasi esattamente allo stesso modo delle cellule gangliari della retina e delle cellule del corpo genicolato laterale, cioè reagiscono a zone di luce, a margini, a linee. Però il segnale si porta verso la superficie della corteccia nella parte esterna del 4° strato e poi negli strati 3° e 2° o verso la profondità negli strati 5° e 6° , i neuroni non rispondono più a qualsiasi macchia di luce o linea ma rispondono solo a linee o margini orientati in determinate direzioni.Alcuni reagiscono a linee o margini verticali altri a linee o margini inclinati.
Quando l’immagine si sposta avviene perché molti neuroni corticali tra loro differenti con connessioni sinaptiche differenti stabiliscono interazioni che portano alla stimolazione selettiva di un determinato neurone per un determinato orientamento di un margine, a quella di un altro neurone per un orientamento diverso. Ecco che con l’esercizio si stabilisce una connessione nuova a livello dei neuroni e l’immagine non viene più storpiata o spostata.
Le cellule che rilevano l’orientamento di una linea quando questa non si sposta si chiamano neuroni semplici, mentre quelle che sono capaci di rilevare l’orientamento di una linea quando questa si muove in una determinata direzione si chiamano neuroni complessi.
Meditazione dei fosfeni colorata
Nella corteccia visiva primaria si trovano particolari cellule nervosa che vengono attivate, eccitate con il colore, o con contrasti di colori antagonisti. Vengono attivate dall’intensità del colore, ecco perché fare l’esercizio con una fonte di luce colorata aiuta, meglio con i colori verde, rosso, blu, (giallo) per lo stimolo cromatico che ho spiegato prima. Viene decifrato il colore ecco perché in alcuni casi di una lesione della superficie del lobo occipitale la percezione e decifrazione del colore viene persa o alterata, perché la sede finale del processo di elaborazione dell’informazione cromatica avviene proprio nell’area della corteccia occipitale.
FIGURA 25 tratto da Lefebure
Nel corpo genicolato laterale i segnali visivi provenienti da due occhi fanno stazione su strati neuoronali distinti del corpo genicolato laterale, provenienti dalle due retine. Questi segnali sono separati gli uni dagli altri al loro arrivo alla corteccia visiva primaria. La corteccia presenta una trama di tipo zebrato struttura in strisce di neuroni ciascuna larga 0,5 mm. I segnali provenienti da uno dei due occhi si distribuiscono in modo da entrare in una striscia si e una striscia no. Quelli provenienti dall’altro occhio entrano nella serie alterna di strisce.
Ogni colonna neuronale si trova ad occupare con una sua metà una delle strisce e con l’altra metà la striscia successiva corrispondente all’occhio opposto. I segnali provenienti dai due occhi si mantengono separati quando giungono ad eccitare i neuroni del 4° strato. Vengono coinvolti neuroni semplici, quando vengono coinvolti i neuroni complessi i segnali cominciano a convergere. L’esercizio dei fosfeni eccitano e sviluppano in miglior modo questi neuroni.
FIGURA 26 tratto da Lefebure
Alcuni neuroni vengono stimolati da figure geometriche semplici ad esempio un cerchio con il punto, soprattutto i neuroni dell’area visiva 18 ( area striata) e area visiva 19 dette fanno parte dell’area visiva secondaria o proiezione visiva, della corteccia occipitale. Infatti la distruzione di queste aree rende difficile la percezione della forma, come le sagome degli oggetti, le loro dimensioni.
Le lesioni di questo tipo nell’emisfero dominante sono causa di quel disturbo noto come dislessia, o cecità verbale, che vuole dire difficoltà nel comprendere i significati delle parole scritte.
Nella meditazione dunque è meglio utilizzare figure semplici all’inizio per dare una stimolazione più semplice.
La stimolazione dell’area visiva primaria è la base dell’esercizio del fosfeno questa area è vicina all’area 20 e 21, area della corteccia temporale. Questa area se stimolata con percezioni visive evoca il ricordo di una scena veduta molti anni prima, è un area di memoria visiva. Forse è per questo che la meditazione dei fosfeni prepara il nostro delicato sistema fisiologico al ricordo e alla memoria antica, però queste sono solo delle supposizioni personali.
il meccanismo di Fissazione
Il meccanismo di fissazione dello sguardo dipende da un meccanismo a “feedback” negativo che impedisce all’oggetto dell’attenzione di uscire dalla regione foveale della retina. Anche quando lo sguardo è fisso si hanno dei minimi movimenti impercettibili continui detti movimenti in miniatura che sono:
- remore continuo, 30-80 cicli al secondo.
- un movimento direzionale detto slow drift i bulbi si muovono in una direzione o in un’altra.
- movimenti saltanti
Gli occhi hanno la capacità di fissarsi istantaneamente su punti salienti del campo visivo, questa capacità viene persa per colpa della distruzione dei collicoli superiori. I segnali per la fissazione partono dalle aree visive della corteccia occipitale, dall’area di associazione visiva poi passano ai collicoli superiori e da qui alle aree reticolari intorno ai nuclei oculomotori e ai nuclei oculomotori.
I collicoli hanno una importanza nel movimento brusco degli occhi ad esempio se appare all’improvviso un lampo di luce, infatti impulsi vengono trasmessi al fascicolo longitudinale mediale e all’aree del tronco dell’encefalo per far deviare la testa. Anche i rumori o urti, provocano lo stesso fenomeno. L’esercizio di fissazione volontaria agisce su questi collicoli.
FIGURA 27 tratto dal libro di Lefebure
FIGURA 28 tratto dal libro di Lefebure
L’occhio è innervato da fibre simpatiche e parasimpatiche dunque il movimento è semi volontario, con l’esercizio volontario agiamo su queste e di conseguenza sui muscoli estrinsechi dell’occhio.
Ecco perché la fissazione di una luce o di una figura presuppone una volontà e una attenzione buona perché il problema è fisiologico, i movimenti sono involontari e tutto presuppone un esercizio volontario per domare un meccanismo molto complesso e delicato dell’innervazione neurovegetativa oculare.
Questi esercizi aiutano anche a migliorare delle piccole imperfezioni visive, e preparano il terreno fisiologico per uno sviluppo ulteriore.
Il fosfeno dobbiamo ricordarci che serve da supporto per sviluppare e risvegliare la vista psichica. Anche perché questo meccanismo del sistema nervoso è collegato anche all’ipofisi il nostro direttore d’orchestra. In corrispondenza a questa ghiandola endocrina corrisponde il centro frontale.
Edizione Giunti
BIBLIOGRAFIA
- Atlante di Anatomia Giunti.
- Appunti e pubblicazioni personali 2010-2013
- Tecniche di Risveglio Iniziatico Ed. Mediterranee di Tommaso Palamidessi.
- Principi di neuroscienze Eric Kandel James Schwartz Thomas Jessel Steven A. Siegelbaum Andrew J. Hudspeth
Se dopo aver letto l’articolo sei interessato/a ad una mia consulenza
Copyright © 2024tutti i diritti riservati